di Paola Giuliani

L’autismo non è una malattia, bensì una condizione che accompagna la persona per tutta la sua esistenza su questa terra.
Occorre partire da questo assunto per abbandonare finalmente lo stereotipo a causa del quale la società tratta tali persone come malate, affette (orrenda parola!) da autismo e, dunque, da curare.
L’autismo non va via grazie ad una cura, non è un raffreddore o una emicrania dai quali si guarisce con la somministrazione di un efficace medicinale… NO!
Le persone con autismo, che dovranno convivere per sempre con il loro “funzionamento” diverso rispetto alle persone “neurotipiche”, non trascorrono le loro giornate circondate da medici e infermieri in strutture ospedaliere; essi frequentano la scuola, il teatro, le biblioteche, i cinema, i musei, entrano nei negozi, nei ristoranti, viaggiano, giocano, praticano sport, suonano strumenti, svolgono lavori… in una parola: VIVONO!
Purtroppo, però, le persone con autismo sono giornalmente costrette a vivere in luoghi respingenti, non accoglienti, inaccessibili… sì, inaccessibili!
Non esistono, infatti, soltanto le barriere fisiche che sono facilmente rilevabili, ma i nostri luoghi dell’agire quotidiano, sono disseminati di barriere impercettibili, le più ardue da abbattere, le barriere sensoriali, quelle che impediscono alle persone con autismo, che spesso sono ipersensibili ai rumori e alla luce, di gestire le loro emozioni e le loro ansie in spazi non ospitali.
Ciò è causa di “comportamenti problema”, non socialmente “accettabili” che costringono sempre di più le persone con autismo e le loro famiglie all’isolamento.
È necessario e urgente, da parte di noi architetti, promuovere la cultura dell’accessibilità, della fruibilità, della progettazione universale ed uno sviluppo del territorio sempre più equilibrato e sostenibile, che favorisca un maggior benessere per tutti i suoi abitanti.
Nostro dovere è pensare, progettare e realizzare città sempre più accoglienti ed inclusive, spazi pubblici e privati, in grado di offrire a tutti gli abitanti condizioni di vita dignitose ed una rete di relazioni soddisfacenti, affinché possano sentirsi parte di un contesto in cui poter vivere, agire, lavorare, giocare e vedersi riconosciuti i propri diritti, la propria identità ed il proprio ruolo nella famiglia e nella società.
Paola Giuliani, Architetto
