di Annamaria Lucchino

A volte penso che, in particolar modo sui Social Network, si tenda a parlare solo di storie brutte sul tema della Disabilità: quelle storie che parlano di isolamento sociale, abbandono istituzionale e discriminazione; quelle storie che Vi fanno pensare “Che genitori speciali! Hanno un figlio disabile e ogni giorno combattono da soli contro i mulini a vento”; quelle storie che mi portano a girarmi e rigirarmi la notte nel mio letto, pensando a quanto le vite delle famiglie con Disabilità possano contare poco, quanto siano complicate, quanto risultino un continuo sali-scendi di emozioni contrastanti; quelle storie, condivise con tutti Voi, che la Pandemia da Covid-19 ha fatto aumentare in modo esponenziale.
Poi la mattina accompagno a scuola mio figlio Tommaso, splendido bambino di 7 anni con Autismo.
Tommaso frequenta la Classe II della Scuola primaria “Don Milani” di Lamezia Terme ed è stato accolto immediatamente da questa grande famiglia, i cui punti di forza in assoluto sono l’integrazione, l’inclusione sociale e la parità tra gli Alunni che la frequentano.

Da qui nasce la necessità di condividere la nostra esperienza di Didattica integrata digitale (DID) in presenza, prevista dal DPCM del 3 Novembre 2020, di cui sono state fatte tante interpretazioni quante le forme di Autismo nello Spettro.
Pur non essendoci un Protocollo nazionale da seguire, dal Piano Scuola 2020-2021 e dagli articoli specifici del DPCM sulla Disabilità, emergeva chiaramente che le famiglie, in accordo con gli Istituti scolastici, potevano valutare diverse possibilità: e qui, il concetto di DID in presenza ha rappresentato l’innovazione del sistema scolastico durante la gestione “pandemica”…ma quanti Dirigenti scolastici hanno considerato questa opzione? Quante famiglie sono riuscite a vedere realizzata questa richiesta?

Il Prof. Genesio Modesti (Dirigente Scolastico dell’IC Don Milani), la Maestra Giulia Costanzo (Vice DS e Insegnante di mio figlio) e la Maestra Marina Gennaccaro, Referente per il Sostegno, non hanno mai avuto dubbi: i bambini con disabilità, per cui la frequenza era imprescindibile, avrebbero frequentato in presenza e, nel pieno rispetto dell’inclusione, insieme ad un piccolo gruppo di compagni.
E, con la stessa voglia di sostenere il mio Tommaso, tutti i genitori dei suoi compagni hanno immediatamente prestato il consenso per la frequenza dei loro figli: ho ricevuto messaggi di vicinanza come quello di Monica, mamma di Federico, per cui “la scuola non è la Dad, ma è fatta di rapporti interpersonali” o di Katia, mamma della dolce Joy, che mi ha scritto “Joy, con le lacrime agli occhi, ha detto che Tommaso le aveva detto il suo nome: hai la mia piena disponibilità”.
Così, già dal lunedì successivo alla chiusura, Tommaso ha ripreso la sua routine quotidiana: è andato a scuola ogni giorno con la sua Maestra Simona, con la sua Assistente Mariuccia e, a rotazione, con una delle Insegnanti curriculari e due compagni, mentre tutti gli altri li salutavano dalla LIM.

Cosa sono, dunque, le buone prassi?
Le buone prassi sono soluzioni organizzative coerenti con le leggi, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere il benessere dei cittadini, attraverso il miglioramento delle loro condizioni di vita.
Come mai si leggono poche storie come queste?
Sarà mai possibile non doversi accontentare di quello che ci viene concesso?
Ci sarà un giorno in cui non dovrà partire da noi la richiesta?
Al momento l’IC Don Milani di Lamezia Terme rappresenta l’eccezione…riusciremo mai a vedere tutto questo come la regola?
Annamaria Lucchino