Autismo e Welfare in Calabria: la riforma che vede Comuni e Famiglie protagonisti

E’ stata approvata oggi, con il parere della Terza Commissione Sanità e Servizi Sociali del Consiglio Regionale, la riforma del welfare che impatta anche sulle persone con autismo e le loro famiglie. Si tratta del Parere 54/10 rilasciato, appunto, dalla Commissione, alla Delibera di Giunta Regionale 423 del 09/09/2019 proposta dall’Assessore Robbe ed a firma del Dirigente Generale Roberto Cosentino e del Dirigente di Settore Rosalba Barone.

Sarà un caso. L’approvazione della riforma arriva a pochissimi giorni dal Congresso nazionale che a Cagliari, il 12 Ottobre, affronta il tema della qualità dei Servizi Sociali e Scolastici per le Persone con Disabilità in italia, organizzato dall’ABC Associazione Bambini Cerebrolesi.

Cosa succede adesso?

Il Parere rilasciato dalla Terza Commissione Regionale, oltre a certificare la quantificazione dei fondi massimi disponibili per i servizi sociali (riguardanti, oltre che le disabilità, tutte le altre situazioni di svantaggio sociale), dà il via libera all’attuazione di una Riforma che, in via definitiva (manca solo l’approvazione in Consiglio Regionale), pone a carico di Comuni e degli Ambiti (cioè le organizzazioni di Comuni) l’organizzazione dei Servizi Sociali partendo dalla quantificazione dei fabbisogni per la predisposizione dei cosiddetti Piani di Zona.

Cosa sono i Piani di Zona?

Il Piano di Zona in Calabria, nell’ambito dei Sistema Integrato degli Interventi e dei Servizi Sociali, è l’atto di programmazione (e riprogrammazione) degli interventi e dei servizi basato sui fabbisogni delle categorie a svantaggio sociale (compresi i disabili quindi) rilevati dai Servizi di Assistenza Sociale Professionale dei Comuni al fine di determinare l’insieme dei Servizi da organizzare, anche nel rispetto delle Linee Guida Regionali e dei Regolamenti (che proprio insieme al Parere 54/10 sono stati approvati). I Piani di Zona (quindi i Comuni) definiscono i fabbisogni!

I Fondi disponibili per i Centri

Saranno 43mln i fondi disponibili per il funzionamento delle cosiddette “strutture” residenziali, semi-residenziali e diurne che potranno erogare servizi che, nel campo dell’autismo e dei disturbi del neurosviluppo, comprendono interventi di tipo cognitivo-comportamentale. La Delibera sottoposta a parere quantifica anche gli importi delle rette spesabili al servizio pubblico, anche con la partecipazione delle famiglie, per i centri che saranno accreditati dai Comuni di ogni ambito (sia per il durante che per il dopo di noi).

Non solo Centri ma anche Servizi

Non c’è bisogno che ci diciamo quanto sia importante un intervento di tipo estensivo per le Persone con Autismo che, soprattutto in ambiente naturale, necessitano di maturare esperienze di qualità per acquisire le migliori life skills. Ebbene, oltre alla definizione delle tipologie di strutture, la Delibera di riforma del welfare considera, al Capitolo 5 dell’Allegato A del Regolamento (da pag. 74 del file linkato), i Servizi Domiciliari, Territoriali, e di Prossimità che hanno come finalità generale quella di facilitare la massima autonomia possibile e l’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini appartenenti a fasce socialmente deboli.

E’ importante specificare che i Servizi Domiciliari, Territoriali e di Prossimità possono essere collegati funzionalmente alle strutture (centri) sociali e sanitarie del territorio di ogni ambito e, soprattutto, “Le diverse tipologie di servizi territoriali e di prossimità”“potranno essere implementati con altre tipologie in ragione dei bisogni individuati con i Piani di Zona nei diversi ambiti”. Lo specifica proprio il punto 5 alle pag. 74-75.

Questo significa che gli Uffici di Piano dei Comuni capofila degli Ambiti hanno il compito importante di coordinare i Servizi di Assistenza Sociale Professionale per la definizione immediata dei fabbisogni relativi proprio ai Servizi.

L’opportunità/necessità per i Comuni di potenziare i Servizi Sociali partendo (obbligatoriamente e finalmente) dai Fabbisogni

Non è per nulla facile spiegare ai Comuni la responsabilità di gestire, nell’ambito dei Servizi Sociali, la ricognizione dei Fabbisogni come punto punto di partenza per l’organizzazione e l’erogazione dei Servizi (anche attraverso gli accreditamenti, le convenzioni o gli accordi). Ma non è questa la novità purtroppo. Infatti nell’ultimo mese io autentico, insieme ad altre associazioni, sta affrontando questo tema incontrando i rappresentanti e gli uffici di alcuni Enti Locali.

E pensare che la deistituzionalizzaione delle disabilità e delle situazioni di svantaggio sociale, invece, diviene un principio del nuovo Regolamento.

Non esiste, nei Comuni, la concezione di dover partire dal fabbisogno per organizzare il servizio sociale. Eppure questo è il principio di fondamento della legge 328/2000 e della Legge Regionale 23/2003. Vige piuttosto l’imperio dell’esatto contrario. E’ la condizione di vita (ad esempio l’autismo, no?) che deve adattarsi ad un generico servizio che viene organizzato sulla base di standard che fino ad ora anche a livello regionale venivano indicati. E’ questa la concezione di molti Servizi Sociali comunali.

Il Regolamento della riforma welfare, invece, stabilisce in capo esclusivo ai Comuni:

  1. L’Ufficio di Piano (con sede nel Comune capofila) cura le attività di programmazione, elaborazione ed attuazione del Piano di Zona, oltre che il controllo sull’attuazione dei servizi predisponendo la raccolta e l’elaborazione dei dati quantitativi e qualitativi sui bisogni sociali, effettuando una analisi dell’offerta socio assistenziale per la pianificazione dei servizi e degli interventi sociali e per la realizzazione del sistema integrato di servizi sociali ai fini della progettazione (e realizzazione) delle azioni sul territorio (art. 29 c. 2 del Regolamento);
  2. Deve essere obbligatoriamente costituito (e finalmente!) il Servizio di Segretariato Sociale che costituisce la porta unitaria di accesso alla rete dei servizi sociali e assistenziali, assumendo sotto il profilo della conoscenza dei bisogni e della domanda sociale, la funzione di osservatorio, quale valore strategico per la programmazione territoriale (art. 29 cc. 3 e 4 del Regolamento) .

Le scadenze per i Comuni per adeguarsi alla Riforma

Tra tutte, la scadenza più importante è quella del 30 Giugno 2020. E’ il termine ultimo per ‘approvazione dei Piani di Zona. Ricordiamolo, il Piano di Zona è ciò che definisce l’offerta dei Servizi e degli Interventi Sociali… partendo dai fabbisogni.

Come definire i Fabbisogni? Il compito delle Famiglie

I fabbisogni quali-quantitativi sono definiti dalle istanze delle famiglie. Quali? Le domande ex art. 14 Legge 328/2000. Da qualche mese ne stiamo parlando. Da oltre un anno stiamo puntando l’attenzione sugli interventi socio-assistenziali, sia perchè esistenti dal 2000, sia perchè proprio in Calabria la mancanza di una Leggere Regionale Autismo e di una adeguata copertura dei servizi tipicamente sanitari e socio-sanitari, impedisce alle famiglie di accedere a percorsi di qualità per le Persone con Autismo.

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